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Borghi fantasma d'Oltrepo

La conformazione geografica, unita al cambiamento della società e degli stili di vita che ne conseguono, purtroppo ha portato un crescente spopolamento anche della zona collinare e montana dell'Oltrepo Pavese. Nonostante l'impegno di comuni e persone, attraverso una serie di politiche di rilancio del territorio, non siamo ancora riusciti a vedere grandi risultati; ma soprattutto di recente, "grazie" alla pandemia, si sta osservando un'inversione di rotta che fa ben sperare per un ripopolamento graduale di questo splendido territorio.

Alcuni paesi hanno saputo reinventarsi nel tempo, vuoi perchè più vicini a centri maggiori o meglio serviti; altri invece, isolati e senza alcuna comodità, non ce l'hanno fatta. E' il caso di Ceregate e Rovaiolo Vecchio, veri e propri borghi fantasma - o come li definirebbe Mauro Corona "fantasmi di pietra" - che riposano tra i boschi delle valli oltrepadane.

In cammino alla scoperta di una storia senza tempo: Ceregate.

Questo piccolo borgo fantasma nascosto tra i boschi dell’alta Valle Staffora torna a vivere solo due volte l’anno: l'8 Settembre e il lunedì di Pasqua, quando gli abitanti dei paesi vicini salgono fino alla chiesa, per dire messa e vendere "all'incanto" i prodotti tipici o artigianali (il ricavato viene poi devoluto per i lavori di restauro della Chiesa).

Una manciata di case abbandonate che, dagli anni Ottanta, sembrano dormire incuranti dello scorrere del tempo, come se i loro proprietari dovessero tornare da un momento all’altro.

L’origine di questa favola è datata 1868, anno in cui venne costruita la piccola chiesetta dedicata a Maria Bambina. Negli anni che seguirono vennero costruite le case che troviamo oggi e in cui, in un tempo non lontano, 4 o 5 famiglie decisero di stabilirsi in questi boschi. Scrivere in un tempo non lontano fa uno strano effetto, perché in realtà l’ultimo abitante è morto solo nel 1986, ma se si prova ad immaginare quella vita sembrano passati secoli.

Da più di trent’anni non c’è più nessuno che vive qui. E la storia dell’ultimo abitante di questo luogo dimenticato fa riflettere. Entrando nella casa del Sig. Carlo ( o almeno, in quello che ne resta ) puoi quasi immaginarne il profilo, le abitudini, le scelte di vita e purtroppo anche sentirne il dolore. Una scelta forte, quella di vivere da eremita quassù, dal 1970 fino al 1986 quando morì. Si dice che avesse scelto questa vita per paura del genere umano, inesorabilmente segnato dalle atrocità dei due conflitti mondiali e dalla crudeltà di cui può essere capace l’uomo. Sulla porta di casa è ancora appeso un cartello di Proprietà Privata, come se l’anima degli abitanti fosse ancora lì, a custodire il valore di ciò che è stato.

Rovaiolo e l'ironia della sorte..

Rovaiolo Vecchio, borgo fantasma della Val Avagnone, ha una storia molto diversa da quella di Ceregate.

Nel 1960 questa manciata di case in pietra - circa 6 o 7 - fu abbandonata in fretta e furia su ordine della Prefettura, perchè minacciato da una frana in caduta dalle pareti del Monte Lesima. I contadini, incentivati da sovvenzioni pubbliche a trasferirsi, non si fecero pregare e nel giro di poche ore si trasferirono sull'altra sponda del Torrente Avagnone, a Rovaiolo Nuovo.

Ironia della sorte, una frana cadde sul nuovo abitato (fortunatamente senza fare vittime) mentre la frana sopra Rovaiolo Vecchio non cadde mai. L'esodo ormai era compiuto e nessuno degli abitanti volle tornare nelle proprie case, così il piccolo abitato venne lasciato nelle mani dell'incuria e del tempo trasformandolo in ciò che troviamo oggi.

Case con sotto le stalle contenenti gli attrezzi, un piccolo forno a legna, la fontana con l'abbeveratoio, le posate sul tavolo insieme alla caffettiera e giacche ed ombrelli ancora appesi. Così come nella casa del Sig. Carlo a Ceregate traspare l'ordine di chi se ne è andato per una morte probabilmente improvvisa e solitaria, anche a Rovaiolo si percepisce la fretta con cui sono state abbandonate queste case, portando con sè solo ciò che era necessario.

Camminando per questi borghi fantasma non si può ignorare la sensazione che ti pervade quando arrivi. Ti entra dentro quando inizi a vagare per le stanze delle case e, in un certo senso, viene con te quando te ne vai. L’occhio ti dice che quel mondo è di un tempo a te lontanissimo, ma il cuore sa che stai sbagliando. L’occhio vuole farti credere che vivere lì era una follia, ma la tua anima sa che è possibile e forse ne sente anche il bisogno. Camminare tra le case di queste perle silenziose e desolate, consapevole che lì non c’erano elettricità, acqua corrente o gas, ti fa sentire fuori posto. La cosa bella, almeno per me, è che non ti senti fuori posto in quel mondo, ti senti fuori posto nel mondo che vivi ogni giorno.. un mondo fatto di tecnologia, che nel suo guardare oltre sembra essersi dimenticato delle cose semplici, tanto da farti credere che non siano più possibili, neanche per poco.

Non so se arrivando a Ceregate o a Rovaiolo capiterà a tutti di vivere questa sensazione, ma spero che possa far riaffiorare qualcosa dentro di voi, anche solo il ricordo che la felicità è fatta di cose semplici.

Se vuoi scoprire insieme a noi questi due splendidi borghi fantasma, vai al calendario per scoprire quando si parte!

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Giorgia Ricotti - Wild Trek Team

Foto e testo © Wild Trek – Avventure in cammino