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Gennaio innevatore

Gennaio è il mese del freddo, della neve, dei ghiacci, delle nebbie.

La neve, dove abitualmente cade, regna dall’1 al 18 e, anche se meno di frequente, fino al 25.

Le piogge sono rade, dominano piuttosto i venti freddi. Tolti i primi 4 giorni, che sono da temere, questo mese è capace di belle giornate e il 29, benché freddo, è uno dei più belli dell’anno.

L’inclinazione dei giorni alla neve va ondeggiando: cala e poi cresce di nuovo, come se volesse prendere fiato.

CONSIGLI: in inverno chiudi le fessure. Guardati dai cibi che riscaldano e dagli intingoli. Usa vino bianco e stempera il vino rosso con molta acqua. Stai attento a tutto ciò che riscalda, al fuoco e alle stufe, ed eviterai reumatismi, catarri, sciatiche e mal di denti. Riparati con un buon cappello e calza buone scarpe.

MASSIMA DEL MESE: “Chi ha tempo non aspetti tempo”

PROVERBI DEL MESE: a S. Sebastiano, la violetta in mano – Non c’è gallina né gallinaccia che a gennaio le uova non faccia – Non ha timor dell’orrido gennaio, chi ha buona pelliccia e doppio saio.

Meteorologia contadina

Secondo le credenze popolari per fare una previsione sul tempo atmosferico dell’anno e delle 4 stagioni, bisogna fare attenzione al tempo atmosferico che ci sarà in alcuni giorni speciali: le Calende, che troverai in dettaglio più avanti nel capitolo dedicato. Anche i Giorni della Merla (descritti nel dettaglio più avani) possono darci importanti informazioni sul meteo dei primi 3 mesi dell’anno: 29 gennaio – dovrebbe confermare il meteo di gennaio, 30 gennaio – febbraio e 31 gennaio – marzo.

Secondo la meteorologia contadina invece esistono una serie di segnali che ci indicano il mutare del tempo atmosferico. E’ sicuramente un modo insolito, ma oggi più che mai può essere utile per stimolare la nostra capacità di osservazione e deduzione, per imparare non solo nozioni ma anche (e soprattutto) a vivere con consapevolezza ciò che ci circonda. Proprio come facevano i nostri nonni, e molti altri prima di loro, che non avevano a disposizione la tecnologia e gli strumenti di cui disponiamo (e purtroppo dipendiamo) oggi.

Se gli steli dei Trifogli si drizzano – PIOGGIA

Se il fiore di Acetosella si schiude – BEL TEMPO

La rugiada indica BEL TEMPO, mentre la brina indica PIOGGIA

Quando il ragno allunga i suoi fili, indica TEMPO BELLO e calmo, ma se il ragno resta fermo e inerte sulla sua ragnatela è in arrivo la PIOGGIA

Se i colombi domestici rientrano presto in fattoria, è indizio di PIOGGIA IMMINENTE, mentre quando volano al largo e ritornano tardi è segno di BEL TEMPO

Quando le galline razzolano nella polvere e drizzano le piume o i galli cantano ad orari insoliti, c’è un TEMPORALE in arrivo

Anche quando gli uccelli si puliscono le penne o quando i passeri si raggruppano a terra in gran numero, è indizio di PIOGGIA

Se i pesci saltano fuori dall’acqua, le lucertole vanno a nascondersi, le Raganelle gracidano, le lumache si mettono in cammino, le mosche sono più fastidiose del solito, è sempre segno di PIOGGIA in arrivo.

Se gli usignoli cantano tutta notte, le zanzare fanno sciami danzanti serali allora sta arrivando il BEL TEMPO.

Quando le rondini volano terra terra arriva la PIOGGIA, se invece volano alte nel cielo è segno di BEL TEMPO

Se la luna è contornata da un cerchio che la fa sembrare “appannata” sta per arrivare la PIOGGIA, se il cerchio è rosso arriva il VENTO e se invece splende ma senza “aureola” possiamo stare tranquilli che sarà BEL TEMPO

E poi c’è l’oca, che pare essere invece la migliore astrologa del mondo rurale: quando starnazza e sbatte le ali sta dicendo che l’aria sta cambiando, e arriverà la PIOGGIA, se invece “col becco si fa bella” sta prevedendo VENTO e TEMPESTA.

Fiore del mese

Il fiore del mese è senza dubbio l’Elleboro, tanto che una sua variante è chiamata anche Rosa di Natale. Nel boschi d’Oltrepo troviamo quasi esclusivamente la variante Elleboro Puzzone (Helleborus Foetidus) o “cibo mortale” per la sua tossicità, caratterizzato da un colore verde acceso e con i suoi fiori a bordo fuxia. Lungo i sentieri dell’Appennino Emiliano invece è molto più frequente incontrare la variante Elleboro Verde (Helleborus Viridis) che, come dice il nome stesso è interamente verde brillante.

Nella tradizione popolare l’Elleboro nei campi ha una funzione profetica: si dice che i contadini contavano i fiori sbocciati nel proprio orto o campo e in base al numero stimavano l’entità del raccolto.

Si dice che possiede un privilegio rispetto alle altre piante: la capacità di produrre fiori in inverno, periodo che si sa è il più infelice di tutto l’anno. L’Elleboro si fa notare in autunno-inverno e riempie, con la sua fioritura e con il suo fogliame, quasi a voler riempire gli spazi più spogli e tristi del bosco.

Curiosità naturalistiche

In questo periodo oltre alla neve, al ghiaccio o alla brina, si può assistere ad un altro fenomeno (tanto affascinante quanto drammatico) che può comparire su piante, oggetti e perfino muri: la galaverna o nebbia che congela. Sai cos’è?

Non è da confondere con la brina. La galaverna è quel fenomeno che oggi chiamiamo “gelicidio” e consiste nella formazione di aghi o scaglie ghiacciate in una particolare condizione atmosferica: nebbia (quindi umidità) e vento uniti a temperature molto sotto lo zero. Queste condizioni permettono il passaggio delle goccioline d’acqua (presenti nella nebbia) da vapore acqueo a ghiaccio, dando origine ai cristalli e alle formazioni che vediamo su ogni elemento solido con cui vengono in contatto le goccioline. Quando il vento è più sostenuto, le scaglie di ghiaccio che si formano hanno una forma più allungata, trasformando alberi o rifugi in vere e proprie cattedrali di ghiaccio.

In Oltrepo, più precisamente in Valle Staffora, si prepara una torta di mandorle che si chiama proprio così: La Galaverna.

E ovviamente non può mancare un racconto popolare: La leggenda della Ninfa Rugiada.

C’era una volta, tanto e tanto tempo fa, una giovane che viveva lungo le rive della Piave. Si chiamava Rugiada, e come tutte le favole era bella, bionda, eterea, figlia di una anguana – creatura legata all’acqua nella tradizione trentina e veneta – e di chissà chi! Amava il Sole, che per lei che viveva nelle strette gole del fiume, era visibile solo per qualche ora al giorno; ma era sufficiente per darle gioia e farla svegliare ogni mattina, volando leggera dai flutti vorticosi del suo letto verso il cielo azzurro per poi ridiscendere lentamente giù giù fino e stendersi, lieve ed impalpabile sui muschi delle rive. Ma si sa, con l’arrivo dell’inverno il Carro del Sole passava sempre più distante da quelle orride gole, per un tempo sempre più breve; nella stagione in cui giungeva il Grande Vecchio (l’inverno) la giovane ninfa aveva appena il tempo di alzarsi per poter godere di quel poco calore dei rari raggi di sole..volteggiava lentamente nell’aria, per poi ricadere estenuata sulle piante e sui cespugli intirizziti. Ed è lì che si riaddormentava, formando lungo tutta la Valle della Piave meravigliosi e candidi intrichi di pizzi e merletti: la Galaverna!

Rimedi naturali

In questi mesi di freddo intenso è possibile soffrire di geloni. Questo succede soprattutto a chi ha già problemi di circolazione periferica, ma può capitare anche a chi semplicemente per lavoro o necessità resta esposto, per diverse ore al giorno e per diversi giorni, al freddo pungente.

Ma cosa sono i geloni? Quello che chiamiamo comunemente “gelone” non è altro che una reazione cutanea causata dal veloce riscaldamento delle estremità corporee (mani e piedi) dopo l’esposizione prolungata a temperature fredde. Il nome scientifico sarebbe Eritema Pernio, e si manifesta come una dolorosa infiammazione dei piccoli vasi sanguigni presenti nella pelle.

Conoscete i rimedi naturali dei nostri nonni?

La nonna di Giorgia ad esempio consiglia un pediluvio caldo, ma non bollente (perché lo sbalzo repentino di temperatura fa più male che bene), a cui aggiungere un cucchiaino di olio essenziale di Calendula o del sale grosso. Una volta era suggerito anche di alternare, ogni 5 minuti, questo pediluvio caldo ad uno più fresco. Stessa cosa vale per le mani.

Una volta asciugati mani e piedi potete frizionarli sempre con olio di calendula, di arnica o semplicemente con l’olio d’oliva. Oppure, se gradite una soluzione più “alternativa” (di cui potete approfittare quest’anno che non si possono avere amici a casa!) potete utilizzare una cipolla cruda, tritata o frullata, che fisserete con garze o pellicola sulle zone interessate.

Qualche curiosità in più sulla Calendula (Calendula Officinalis):

- pianta sempreverde appartenente ad un genere che conta 12 specie.
- ha un fusto ramoso e vellutato che può raggiungere i 50 cm, e foglie spesse e lanceolate, viscose al tatto.
- di colore giallo-arancione, ha un aspetto simile a quello della Margherita.
- le sommità fiorite si utilizzano fresche o essiccate e si raccolgono da aprile a luglio, ma sono presenti quasi tutto l’anno.
- proprietà: antisettica, antinfiammatoria, cicatrizzante.

Giorni speciali

Ogni mese dell’anno ha dei giorni speciali, ciascuno per un motivo diverso.

Tra i vari insegnamenti per prevedere il tempo in un modo decisamente curioso e affascinante ci sono ad esempio le Calende, basate sul principio di analogia secondo cui i 12 giorni che separano S. Lucia (13 dicembre) dal Natale racconterebbero come sarà il tempo nei primi 15 giorni di ogni mese dell’anno nuovo – Calende Dirette – mentre i 12 giorni tra S. Stefano e l’Epifania racconterebbero invece il tempo degli ultimi 15 giorni di ogni mese – Calende Rovesce.

Per fare un esempio, il 13 dicembre e il 26 dicembre corrispondono a gennaio, il 14 dicembre e il 27 dicembre corrispondono a febbraio e così via.

Esistono poi le Calende delle 4 Stagioni. Quattro giorni ancora più speciali, quelli dal 7 al 10 gennaio, perché corrispondono ciascuno ad una stagione: il 7 la Primavera, l’8 l’Estate, il 9 l’Autunno e il 10 l’Inverno.

Conosci anche i Mercanti della Neve?

Sono 4 santi del mese di gennaio (San Mauro – 15 gennaio, San Marcello – 16 gennaio, Sant’Antonio Abate – 17 gennaio – e San Sebastiano – 20 gennaio) che insieme a San Biagio (3 febbraio) portano con loro la credenza popolare che, se il giorno della loro ricorrenza ci sarà bel tempo e splenderà il sole, “andranno al mercato a comprare la neve da spargere sulla terra nei giorni successivi”.

Le storie più importanti sono legate a Sant’Antonio, colui che fa parlare gli animali (vedi nella sezione Notti Magiche) e a San Sebastiano, protettore della Polizia Municipale, degli arcieri, dei tappezzieri e di quanti lavorano con oggetti appuntiti, viene invocato (insieme a San Rocco) in caso di peste ed epidemie in genere.

Secondo la leggenda “Il giovane Sebastiano era il comandante della prima Legione dell’Imperatore Diocleziano, guarnigione armata in Roma con il compito di difendere l’imperatore stesso. Fu proprio la sua posizione che gli permise di svolgere per lungo tempo la distribuzione dei sacramenti ai cristiani incarcerati in attesa del martirio e di svolgere opere missionarie per la conversione di molti soldati e prigionieri.

Quando l’imperatore scoprì che anche Sebastiano era cristiano, lo condannò a morte per mano dei suoi arcieri. Trafitto e abbandonato perché creduto morto, Sebastiano venne salvato e curato in segreto da una matrona romana, impietosita da tanta crudeltà. Una volta ristabilito e non pago della pena ricevuta, il giovane torno da Diocleziano per ammonirlo verso la sua fede religiosa. Inutile dire che Diocleziano non la prese bene e questa volta lo fece flagellare a morte e (per sicurezza) gettare direttamente nella Cloaca Maxima di Roma (il sistema fognario della città).

Leggenda vuole che mani pietose abbiano recuperato anche questa volta il corpo di Sebastiano, ormai senza vita, dandogli una degna sepoltura nelle catacombe che ancora oggi portano il suo nome: le Catacombe di San Sebastiano. Anche il luogo della sua flagellazione divenne un simbolo, dove un tempo c’erano i gradini di Elagabalo venne eretta la Chiesa di San Sebastiano.”

Ultimi giorni speciali della tradizione popolare sono gli ultimi 3 giorni del mese – 29, 30 e 31 gennaio – detti i Giorni della Merla. Tutti sanno che sono i più freddi dell’anno, ma sai perché si chiamano così?

Narra la leggenda che “è tradizione popolare che in questi 3 giorni la merla, un tempo bianca come la neve, per proteggersi dal freddo pungente, si riparò in un camino. Restandoci per diversi giorni, le sue piume si coprirono di fuliggine, e così rimasero nere per sempre tanto che il corvo quando la vide la prese in giro”.

In Lombardia si era soliti intonare cori da una sponda all’altra dei fiumi, dandosi botta e risposta a suon di note, e in ormai pochi paesi restano vive manifestazioni popolari in costumi tradizionali della civiltà contadina.

Notti magiche

Nel mese di gennaio le notti magiche sono ben due.

Siamo abituati a festeggiare l’Epifania, ma sapevate che la notte del 05 gennaio è la prima delle 8 notti magiche dell’anno!?

Si dice che “E’ il giorno (anzi la notte) in cui arrivano i doni ai bambini” e non a caso è la notte in cui i Re Magi giunsero da Gesù con i loro doni. Per noi è la notte associata a streghe volanti su scope ruggenti, ma in realtà è una tradizione che ha origini lontane.

In Piemonte e Lombardia (prevalentemente Brianza e milanese) i fuochi sono accesi in onore di una vecchia strega (la Giubiana) durante la notte dell’ultimo giovedì di Gennaio. Come la Maràntega, anche la Giubiana rappresenta la Madre Terra, vecchia e stanca, e il rogo non è altro che un passato carico di cose da dimenticare e quindi da bruciare. L’origine del nome Giubiana non si conosce, anche se molti riconducono rito al culto di Giove e Giunone, divinità del Cielo e della Terra. Secondo la tradizione popolare è una strega dalle gambe molto lunghe, che vive nei boschi sposta di albero in albero senza mai toccare terra. Una sorta di guardiana, che osserva tutti coloro che si avventurano nel bosco; si dice che il suo passatempo preferito è spaventare i visitatori del bosco, soprattutto i bambini, e che ogni ultimo giovedì di gennaio.. se li mangiare pure!

Il 6 gennaio invece si sa, è l’Epifania e “L’Epifania tutte le feste le porta via poi arriva S. Benedetto che ne riporta un bel sacchetto”.

La notte tra il 16 e il 17 gennaio è la seconda notte magica dell’anno.

E’ la notte in cui “gli animali nella stalla parlano tra loro” o notte di Sant’Antonio Abate (la cui ricorrenza è proprio il 17 gennaio) in cui è necessario pulire per bene la stalla, i pollai, le gabbie, i giacigli. Si dice che in questa notte è meglio non restare ad ascoltare ciò che si raccontano gli animali, perché parlano delle loro vite in compagnia con gli uomini e delle loro crudeltà. Si scoprirebbero parole dure, difficili da ascoltare, e che ascoltarle porti anche sfortuna o addirittura la morte.

Al sorgere del sole tutto avrà fine, e la domenica sarà dedicata alla benedizione degli animali; qualche volta vengono benedette anche delle gallette di riso che verranno poi appese nelle stalle, in cortile o nei pollai.

E se gli animali da benedire non si possono trasportare non c’è problema, si benedicono api, macchine, furgoni o tutto ciò che simbolico esista rassomigliante la forza lavoro degli animali.

Grazie a Elilu Agricultura Familiare che con il suo Almanacco Rurale (di cui non possiamo più fare a meno da anni) ci regala sempre tanta saggezza popolare, tradizioni e cultura rurale; un concentrato di saperi antichi che oggi sembrano appartenere ad un mondo lontano, ma che sono parte di noi e del nostro vivere e per questo vanno custoditi con cura e tramandati con ogni mezzo.

Autore: Giorgia Ricotti

Foto e testo © Wild Trek – Avventure in cammino