Grazie alle nostre esperienze di gruppo ci siamo accorti, purtroppo a nostre spese, che molte persone che dicono di fare trekking in realtà non sono in grado di interpretare le informazioni che vengono fornite su dislivelli e difficoltà. Così ho pensato di fare chiarezza anche su questo per evitare (a tutti) spiacevoli situazioni. Se non lo hai ancora fatto, prima di proseguire, leggete anche: Cosa vuol dire fare trekking e Ten essentials.
Nel capitolo introduttivo vi avevo già dato qualche dritta sulla lettura delle informazioni relative ad un trekking, in questo articolo vado un pochino più a fondo per darvi qualche strumento in più. Il resto (cioè valutare quanto siete allenati e quindi se un trekking è alla vostra portata) lo dovete fare voi, in modo onesto e consapevole. Vi ricordo sempre che dal vostro comportamento e dalle vostre capacità, non dipende solo la vostra sicurezza ma anche quella di chi sta con voi.
Cos’è il dislivello?
Come dicevamo in precedenza, è il valore cardine per eccellenza insieme alla voce difficoltà. Per definizione, il dislivello è la differenza di altitudine tra il punto di arrivo e il punto di partenza, entrambe espresse in metri. I metri espressi dal valore del dislivello non sono in linea retta (cioè sul piano, come in ogni passeggiata che si rispetti) ma sono in salita! 500 metri di dislivello non corrispondono a 500 metri di lunghezza! 500 metri di dislivello corrispondono al totale dei metri di salita che percorrerai lungo quell’itinerario, cioè n- chilometro di salita più o meno ripida, che può durare per qualche ora, su un sentiero di montagna. Se non è diversamente indicato la quantità di salita equivale alla quantità di discesa da fare al ritorno, quindi dopo 500m di dislivello in salita troverete 500 m di dislivello in discesa.
Se volete uno schema preciso, vi lascio questo di .
In parole più specifiche: dislivello è un termine topografico che denota la differenza di altitudine (o di livello) tra due punti rispetto a una superficie di riferimento.
La differenza di quota (o dislivello) fra due punti si calcola con questa semplice formuletta:
A − A₀ = A dislivello dove A₀ = quota punto di partenza e A = quota punto di arrivo
Esempio:
Se partiamo da 1000 m di quota e arriviamo a 1650 m di quota, il dislivello del trekking sarà di 650 m.
Perché? Perché applico la formula: 1650 m – 1000 m = 650 m
È anche misurabile con altimetri o apparecchi basati sulla tecnologia GPS, a patto di potersi recare nei due punti tra i quali deve essere determinato il dislivello. La disquisizione su quanto i cellulari di ultima generazione siano affidabili o meno la faremo più avanti.
Che differenza c’è tra dislivello positivo e dislivello negativo?
Nella maggior parte dei casi si tende ad indicare solo il dislivello positivo – cioè la salita – non mettendo alcun tipo si segno (+ o -) dopo il simbolo dei metri, unità di misura del dislivello. Ma a volte potrete sentire o trovare scritto dislivello positivo – indicato con … m+ - e di dislivello negativo – indicato invece con … m-. Ma che differenza c’è? Soprattutto quando si affrontano lunghe percorrenze, come cammini, o itinerari ad anello può esserci differenza tra salita e discesa e diventa quindi necessario indicare entrambi i valori per una descrizione più accurata.
In un dato percorso si definisce dislivello complessivo positivo la somma di tutti i dislivelli positivi parziali (o salite) che bisogna percorrere dal punto di partenza a quello di arrivo, e dislivello complessivo negativo la somma di tutti i dislivelli negativi parziali (o discese).
Per dirla in altre parole: il dislivello positivo è la somma delle salite, viceversa, il dislivello negativo è la somma delle discese. Nell’immagine qui sotto avete un esempio della Via del Sale.
Il dislivello da superare nel corso di un trekking è uno degli elementi che ne determina la difficoltà. A parità di chilometri di lunghezza e di altri fattori (come ad esempio la tipologia di terreno) vale questo principio: maggiore è il dislivello positivo da superare e maggiore sarà l'impegno fisico richiesto per completare il trekking.
I tempi di percorrenza che trovate indicati, sulla segnaletica o sulle tracce che scaricate, vengono calcolati principalmente in base al dislivello da percorrere. Il CAI - Club Alpino Italiano – generalmente stima che un escursionista mediamente allenato percorra dai 300 ai 350 metri di dislivello positivo all'ora. Come è facilmente intuibile, in discesa il tempo di percorrenza si riduce (in genere a circa i ⅔ di quello in salita). Attenzione però! Questo non vuol dire che in discesa non si faccia fatica: avrete sicuramente un impegno respiratorio inferiore rispetto alla salita, ma lo sforzo muscolare è presente anche in discesa, cambiano semplicemente i gruppi muscolari impegnati nello sforzo.
E quindi resta l’ultima domanda: come si interpreta la difficoltà? Con la classificazione CAI che è standard in tutta Italia, esattamente come tutto il resto di cui abbiamo parlato a proposito delle caratteristiche di un trekking.
Classificazione dei sentieri in base alla difficoltà
Per definizione il sentiero “è una via stretta, generalmente di larghezza non superiore a 2,50 metri, a fondo naturale e tracciato dal frequente passaggio di uomini e animali, tra terreni, boschi o rocce, in pianura, in collina o in montagna". Già questo dovrebbe darvi ulteriore conferma che fare trekking non vuol dire fare delle semplici passeggiate.
Questa che segue è la Classificazione CAI - Club Alpini Italiano dei sentieri di montagna:
- Sentiero turistico (T - itinerario escursionistico - turistico)
Itinerario di ambito locale su carrarecce, mulattiere o evidenti sentieri. Si sviluppa nelle immediate vicinanze di paesi, località turistiche, vie di comunicazione e riveste particolare interesse per passeggiate facili di tipo culturale, turistico o ricreativo.
- Sentiero escursionistico che possiamo trovare di due tipologie:
E - itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche: sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro-silvo-pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine.
EE - itinerario per escursionisti esperti: sentiero con infissi (funi corrimano e brevi scale) che però non snaturano la continuità del percorso.
- Via ferrata o attrezzata (EEA - itinerario per escursionisti esperti con attrezzatura)
Itinerario che conduce l'alpinista su pareti rocciose o su creste e cenge, preventivamente attrezzate con funi e/o scale senza le quali il procedere costituirebbe una vera e propria arrampicata. Richiede adeguata preparazione ed attrezzatura quale casco, imbrago e dissipatore. Che a sua volta si suddivide in EEA – F (ferrata Facile), EEA - PD (ferrata Poco Difficile), EEA - D (ferrata Difficile).
- Sentiero per ciaspole (EAI - escursionismo in Ambiente Innevato)
Itinerari in ambiente innevato che richiedono l’utilizzo di racchette da neve, con percorsi evidenti e riconoscibili, con facili vie di accesso, di fondo valle o in zone boschive non impervie o su crinali aperti e poco esposti, con dislivelli e difficoltà generalmente contenuti che garantiscano sicurezza di percorribilità.
- Sentiero alpinistico
Sentiero che si sviluppa in zone impervie e con passaggi che richiedono all'escursionista una buona conoscenza della montagna, tecnica di base e un equipaggiamento adeguato. Corrisponde generalmente a un itinerario di traversata nella montagna medio alta e può presentare dei tratti attrezzati.
Esiste un ulteriore classificazione in base alla lunghezza del percorso:
- Sentieri di lunga percorrenza (Sentiero Italia, Via Francigena, Alta Via dei Monti Liguri, ecc.) della durata di molti giorni di marcia e della lunghezza di centinaia di chilometri, in generale agevoli e segnalati, dotati della necessaria ricettività lungo il percorso.
- Sentieri di media percorrenza (cammini, alte vie, ecc.) della durata di più giorni di cammino (di solito dai 3 ai 7) e della lunghezza da 40 a 100 km, adatti ad escursionisti in genere esperti. Sono generalmente ben segnalati ed attrezzati e supportati da ricettività.
- Sentieri di breve percorrenza (trekking giornalieri) sentieri escursionistici, brevi itinerari ad anello, della durata massima di 1 o 2 ore di cammino, largamente diffusi, generalmente adatti anche all'escursionista inesperto e conseguentemente attrezzati.
Bene, ora la lettura delle caratteristiche di un trekking non ha più segreti. E puoi passare al capitolo dedicato alla Segnaletica.
Autore: Giorgia Ricotti - Guida Escursionistica Ambientale
Foto e testo © Wild Trek – Avventure in cammino