Per chi è abituato ad andare in montagna o a muoversi in natura questo articolo può sembrare inutile, ma credetemi, per un principiante (che sia consapevole della sua mancanza di esperienza) non lo è. E potrebbe non esserlo nemmeno per chi si è già improvvisato Messner senza avere le basi. Mi sembra di sentirvi “.. Ie so già queste cose!!” “ma tanto non servono, basta camminare!” “guardo un tutorial su YouTube o un video su Instagram”. Oggi c’è pieno di tutorial, video, e soprattutto influencer che ti insegnano la montagna (senza essere mai usciti di casa); se da una parte avere tanto materiale a disposizione è un bene, dall’altra bisogna essere in grado di scremare le vagonate di minchiate che girano. Possiamo sapere ogni singolo dettaglio sull’attrezzatura, dimenticando che non siamo macchine (quello che è perfetto per il tuo piede, ad esempio, può non esserlo per il mio) e che non è la sola attrezzatura a fare un’escursionista o un’alpinista. Pensiamo di poter imparare ad andare in montagna guardando dei video, in cui per altro sembra sempre tutto facile e figo, dimenticando che là fuori c’è un mondo infinito di variabili e pericoli per cui anche una cazzata, senza esperienza e attrezzatura corretta, può diventare una giornata di merda o una vera tragedia. L’attrezzatura è fondamentale, ma non ti rende un esperto. Puoi guardare tutti i video che vuoi, ma non ti serviranno a una mazza se non accenderai il cervello quando sei in natura.
Ormai da anni tocco con mano ogni giorno il fatto che leggere, guardare, cercare informazioni non basta, farsi consigliare non basta, essere attrezzati a volte non basta. Le persone ormai vivono in una realtà parallela convinte che il mondo là fuori sia un prolungamento di quello chiuso nella rete, e quindi non sono necessarie né una presenza consapevole nel mentre che ci sono in mezzo, né un minimo di cognizione nel fare cose (specie se non le hai mai fatte). Per chi si avvicina al trekking (e non solo) oggi ci sono milioni di informazioni a disposizione, ma nonostante questo vedo immancabilmente persone in sandali nei posti più assurdi e orde di gente perennemente sprovvedute. Quindi cosa manca!? Una volta avrei risposto l’esperienza. Oggi rispondo l’umiltà di ascoltare chi ha più esperienza di te. Qualcuno che la conoscenza l’ha acquisita attraverso l’esperienza pratica, costruita su fatti reali (non letti e basta) e magari anche un po’ di basi scientifiche o sano studio. Non è un disonore, si chiama buon senso, e ti porterà molto più in alto della più figa delle attrezzature.
E adesso la perla migliore “Voi guide lo dite solo per fare i fenomeni e accaparrarvi gli escursionisti!”. Questa mi fa sempre morire dal ridere. Vi do questa notizia: se una guida (di qualsivoglia “fazione”) fa il suo lavoro con un minimo di etica professionale, ha come obiettivo quello di rendere autonomo e preparato ogni escursionista (motivo per cui ogni anno organizziamo Corsi di Escursionismo). Il mio sogno è quello di vedervi nei boschi da soli - con la giusta dose di attrezzatura, consapevolezza e cognizione – e vedervi alle mie escursioni esclusivamente perché vi interessa quello che ho da raccontarvi di un luogo in cui accompagno. E se proprio volete sapere perché vedere certe scene in montagna ci fanno incazzare, vi aggiungo che è perché siamo consapevoli del fatto che una cazzata (evitabile) può mettere in pericolo sia chi la sta facendo che gli altri (compagni di avventure, passanti, soccorsi per venirvi a prendere..). Non so voi, ma a me il fatto che per colpa di un coglione qualsiasi debba andarci di mezzo pure io, sta decisamente sulle palle. Fatta questa doverosa premessa possiamo cominciare.
Cos’è il trekking?
Per la maggior parte di noi trekking è una parola inglese che funge da sinonimo della parola italiana escursione, anche se tecnicamente l’escursione giornaliera nei paesi anglofoni è hike (trekking si usa per escursioni di più giorni come i cammini). Che si usi un termine piuttosto che un altro fa poca differenza, l’importante è non incorrere in ciò che accade ormai troppo spesso: trekking o escursione non sono sinonimi di passeggiata.
Per trekking si intende “escursione turistica o sportiva basata su spostamenti a piedi, in massima parte su sentieri montani o su mulattiere”. O più semplicemente “escursione che si compie a piedi, su percorsi poco agevoli per lo più in zone di montagna”. Mentre escursione per definizione vuol dire “uscita a scopo di studio o di svago - in particolare gita in montagna”. Fermo restando che le definizioni classiche possono sembrare obsolete e vetuste, questo è. Come noterete da soli non compare da nessuna parte la parola passeggiata, e non è un errore. La passeggiata (cioè quello che molte persone si aspettano di trovare quando si iscrivono ad un trekking) è un’altra cosa: si chiama walking (non trekking) e per definizione significa “itinerario su strada cittadina o sistemata in base a criteri di comodità, cammino associato ad un’idea di facilità”.
A questo punto è facile dedurre alcuni concetti base:
- fare trekking non vuol dire fare una passeggiata: per quanto semplice possa essere il trekking, è comunque un percorso che si svolge in ambiente montano (cioè con sentieri poco agevoli, non antropizzati e immersi nella natura, che contiene animali, piante, fango e altri spiacevoli eventi atmosferici).
- siccome fare trekking non vuol dire fare una passeggiata, è bene essere consapevoli che comporta un impegno fisico, variabile a seconda del dislivello indicato; è quindi necessario avere un minimo di allenamento, perché per quanto semplice possa essere un trekking è sempre un percorso in natura, che sia essa collina o montagna.
- siccome fare trekking non vuol dire fare una passeggiata, oltre ad un minimo di allenamento è necessario avere anche un abbigliamento adeguato, perché in natura bisogna essere preparati al tipo di terreno, al meteo, al sudore, al freddo/caldo e ad ogni evenienza perché spesso neanche prende il telefono.
- L’allenamento non può essere sostituito dall’utilizzo di abbigliamento e viceversa.
Cosa vuol dire avere un abbigliamento adeguato?
Partiamo dai fondamentali: l’abbigliamento adeguato non ha nulla a che vedere con l’estetica!
Sono d’accordo con voi che un capo oltre che comodo deve anche farci stare bene esteticamente, ma per fare trekking non è fondamentale. So che a molti di voi sembrerà strano, ma è proprio così. Abbigliamento adeguato vuol dire indossare e avere con sé indumenti e attrezzatura necessari all’ambiente in cui si sta andando in relazione all’attività che si sta per svolgere. Indipendentemente dal fatto che si confonde il trekking con la passeggiata o che si sia più o meno consapevoli del trekking, si pensa che ci si possa vestire a caso “tanto devo solo camminare!”. Ecco, levatevi dalla testa questa cazzata e fate questa semplice riflessione: in piscina ci andate con il costume o con le mutande? A giocare a tennis ci andate a mani nude o con la racchetta? Se la risposta è no, allora perché mai dovreste fare trekking in braghe di tela e sandali?? Vale anche per chi si vanta di essere un esperto di trekking: avete mai visto Messner o Bonatti in calzoncini sui monti?? Nonostante le attrezzature fossero scarsissime, ogni singola cosa era pensata per uno scopo (talvolta con del discreto genio). Non state semplicemente camminando in giro, state facendo fatica in un ambiente naturale, e non avete il tetto di una palestra sopra la testa che vi protegga dalle intemperie: se piove la prendete, se fa freddo lo sentite, se fa caldo lo patite e se sudate ve lo tenete addosso. Non siete in un ambiente abitato, dove potete avere tutto a portata di mano: se avete sete non c’è acqua, se avete fame non c’è cibo (disidratazione e calo energetico possono mettere a rischio la lucidità e l’arrivo a destinazione); se le scarpe non vanno bene potete farvi male (i soccorsi arrivano in elicottero e costano perché siete in ciabatte e quindi è imprudenza), se non avrete calcolato bene il percorso può scendere la sera (di sera fa freddo e non si vede un tubo..). Questo, oltre ovviamente alla fatica, vuol dire fare trekking. E questi sono i motivi per cui è necessario un abbigliamento adeguato, sempre.
Quindi cosa serve?
Abbiamo dedicato un articolo speciale su quelli che vengono chiamati Ten Essentials: 10 cose che devi avere sempre per fare trekking, trovi dettagli, elenco essenziale e checklist scaricabili qui. he devi imparare a memoria come un mantra per avere sempre l’attrezzatura adeguata addosso e nello zaino.
Cosa vuol dire essere allenato?
Con il termine allenamento non si intende soltanto una prestazione fisica fatta di ore e ore di palestra, corsa o bici per fare gli Ultra Trail; per allenamento si intende anche la “semplice” attitudine al camminare per qualche ora su sentieri in salita e in discesa, dissestati e con uno zaino di qualche chilo sulle spalle. Capirete da soli che la parola salita porta con sé una richiesta di impegno fisico. Se prima di affrontare il vostro primo trekking avete fatto solamente qualche rampa di scale, forse è meglio avere gli strumenti per comprendere la difficoltà di un itinerario. Come in tutte le attività fisiche è necessaria gradualità, e anche la consapevolezza dell’impegno fisico che si sta per affrontare per evitare di trovarsi in spiacevoli situazioni. Tenete conto che anche lo sportivo allenato può avere difficoltà a fare un trekking di 8 ore, perché se il suo allenamento è correre 1 ora al giorno tutti i giorni, avrà tanto fiato ma magari poca resistenza allo sforzo prolungato necessario per affrontare un percorso in montagna. Per una persona che già fa sport sarà sufficiente fare qualche uscita di trekking per raggiungere un grado di allenamento medio, per una persona che comincia da zero no.
Quando ho iniziato a fare trekking ero una ragazzina, mi ammazzavo di allenamenti di qualsivoglia sport ma alla mia prima uscita, di cui non ricordo la lunghezza ma ricordo bene il dislivello (700 m) ho preso sui denti, secca come una sassata, la mia spavalderia del “tanto ero allenata!” … a metà strada pensavo di morire, sono arrivata in cima per vergogna (non potevo annaspare di fronte a gente di 70 anni che mi dava paglia come non ci fosse un domani) e sono tornata con la tendinite e ginocchia sbucciate perché avevo su delle scarpe che uccidermi sarebbe stato più utile. È lì che ho imparato una serie di cose: l’età non conta, non basta fare sport per essere allenati, l’attrezzatura minima è necessaria per ogni tipo di attività.
Allenarsi per il trekking facendo trekking si può, ma come tutte le cose, va fatto con gradualità e con gli strumenti (cognitivi) adeguati a comprendere se un itinerario è adatto a te in quel momento oppure no. Altro aspetto importante è che nel trekking avrete sulle spalle uno zaino che, per piccolo che sia, è una cosa che correndo o facendo altri sport non avete e fa la differenza; allenatevi anche per questo.
L’altra cosa che ho imparato nel mio primo trekking è questa: in montagna siate sempre sinceri con voi stessi e ricordatevi sempre che dal vostro comportamento non dipende solo la vostra vita ma anche quella delle persone che sono con voi (e, non ultime, delle persone che eventualmente devono venire in vostro soccorso se qualcosa va storto). In montagna e in natura in genere, orgoglio e/o superficialità possono costare cari di scarsa conoscenza o allenamento.
Come capisco se un trekking è adatto a me?
Anche per questo argomento trovate l’approfondimento nel capitolo Dislivello e difficoltà, in questo articolo troverete solo una premessa generale con gli elementi chiave per “decodificare” le caratteristiche di un itinerario.
Cosa devo guardare per scegliere un trekking?
Io li chiamo i Big5 del successo, perché solo mettendo insieme tutti questi elementi si potrà avere un quadro abbastanza preciso del percorso. Perché “abbastanza”? Perché questi sono i dati teorici, poi ci sono i dati pratici come condizioni atmosferiche, fango e dissesto idrogeologico, mancanza di segnaletica e/o di manutenzione del sentiero, ecc. e questo non sta scritto da nessuna parte, è sempre una sorpresa della vita reale. Tornando a noi, i fantastici cinque sono:
- metri di dislivello
- ore di cammino
- chilometri da percorrere
- difficoltà del percorso
- quota massima raggiunta
Facciamo un esempio. In genere quando scaricate le info o le tracce dei trekking troverete scritto cose così:
Anello della Valchiusella – da Fondo (1000m) a Borgata Pasquere (1500m)
Dislivello: 500 m
Difficoltà: E
Lunghezza: 10 km
Tempo di percorrenza: 4 ore
Cosa vuol dire tutto questo? Che informazioni mi da?
Tipologia di sentiero: in questo caso è “ad anello”, cioè non si farà andata e ritorno lungo lo stesso sentiero ma un percorso circolare che toccherà sempre punti diversi, quindi ad esempio salita e discesa possono essere spalmati su tutto il percorso (non sarà automatica la formula andata = tutta salita + ritorno = tutta discesa). Le quote in più ci dicono che si partirà da 1000 m di altitudine e si raggiungeranno i 1500 m prima come punto più alto del percorso.
Dislivello: è il valore cardine per eccellenza, insieme alla voce difficoltà. Il dislivello è la differenza di altitudine tra il punto di arrivo e il punto di partenza, entrambe espresse in metri. I metri espressi dal valore del dislivello non sono in linea retta (cioè sul piano, come in ogni passeggiata che si rispetti) ma sono in salita! 500 metri di dislivello non corrispondono a 500 metri di lunghezza! 500 metri di dislivello corrispondono al totale dei metri di salita che percorrerai lungo quell’itinerario, cioè n- chilometro di salita più o meno ripida, che può durare per qualche ora, su un sentiero di montagna. Se non è diversamente indicato la quantità di salita equivale alla quantità di discesa da fare al ritorno, quindi dopo 500m di dislivello in salita troverete 500 m di dislivello in discesa. Se volete avere una stima visiva: il Taipei 101 a Taiwan è alto 500 metri.
Lunghezza: è lo sviluppo complessivo, espresso in chilometri, dell’itinerario. All’interno di questi chilometri è nascosto il dislivello indicato (sia in salita che in discesa).
Difficoltà: ogni sentiero ha un grado di difficoltà sulla base di caratteristiche ben precise messe su una scala CAI (trovate i dettagli qui). Un sentiero di difficoltà E è un sentiero Escursionistico o di difficoltà Escursionistica.
Tempo di percorrenza: vuol dire che, se camminerete ad una velocità media di 3-4 km/h senza fare neanche una sosta, riuscirete a completare l’itinerario in circa 4 ore.
Non mi stuferò mai di ripetere che, non importa se state per affrontare un trekking breve in cui è previsto sole o se state per partire per il cammino di Santiago e starete via un mese, dovete sempre avere sia l’abbigliamento adeguato che l’attrezzatura giusta nello zaino, anche se andate con una Guida! Il meteo può sbagliare, voi potete sbagliare, chi è con voi può sbagliare o avere un imprevisto; farsi cogliere impreparati è da coglioni, soprattutto oggi che viviamo iperconnessi e con milioni di informazioni a disposizione. Essere responsabili per sé stessi non è solo una forma di sicurezza, ma è anche una forma di rispetto verso chi ci circonda, ricordatelo sempre.
Se è tutto chiaro, puoi passare al secondo capitolo: Ten Essentials: 10 cose che non possono mancare nello zaino.
Autore: Giorgia Ricotti
Foto e testo © Wild Trek – Avventure in cammino